Mappa Cina

31 luglio 2004

Nimen hao!

Ormai è già una settimana che mi trovo in territorio cinese...si, proprio così, quasi dall’altra parte del mondo!

Innanzitutto bisogna dire che i cinesi a casa loro sono molto più cordiali, aperti e disponibili rispetto a quelli che incontriamo abitualmente. Evidentemente il fatto che sia tu lo straniero permette loro di poter fare quello che più gli pare e piace senza dover rendere conto a nessuno.
Gli sputi e i rutti sono invece all’ordine del giorno...e sono molte le donne che hanno questa abitudine (per loro è un modo di tener pulito il loro corpo).

Il primo impatto è stato molto buono eccezion fatta per il loro modo di guidare: diverso rispetto a quello degli indiani ma ugualmente spericolato! Qui non vanno in contromano, ma superano a dx o a sin, come più gli pare e piace, facendosi dei peli millimetrici e non preoccupandosi di chi arriva da dietro. Inoltre in città i semafori è come se non esistessero: pedoni e biciclette non vengono minimamente considerati nemmeno quando hanno il verde!

Il tempo è buono anche se i primi due gg era molto ma molto umido: poi un mega acquazzone ha pulito tutto e splende un bellissimo sole caldo!

Il cibo non è per niente male, eccezion fatta per l’eccesso di riso che viene servito con ogni piatto!!! bastaaaaaa! Ovviamente si mangia con i cosiddetti kuaizi, cioè i bastoncini, sto diventando veramente brava, credo che adotterò qst metodo anche una volta tornata in Italia.
L’unico problema è che il nome dei vari piatti è scritto in cinese e per di più sono nomi che non corrispondono agli ingredienti, ma sono interpretazioni di ciò a cui assomigliano o nomi poetici, quindi non si sa mai cosa arriva, finché non si ha sotto il naso.

Ho già girato un po’ la città: piazza Tian’anmen, la Città Proibita, vari templi buddhisti, gli hutong (i vecchi e stretti vicoli di case vecchie), la grande muraglia (giusto oggi: sono tutta bella abbronzata e stanca visto che a tempo di record ne ho percorso un pezzo notevole!)…continuerò l’esplorazione nei prox gg.
Pechino è una città in completa ristrutturazione, il vecchio viene abbattuto senza troppi problemi e senza preoccuparsi molto di chi vi abita e al suo posto vengono costruiti palazzi ultratecnologici, il tutto per preparare Beijing (bei=nord, jing=capitale) ai giochi olimpici del 2008…credo che varrà la pena tornarci per vedere come sarà.
Le distanze qui sono enormi: e in più non è stato ancora possibile avere una cartina in scala, quindi non si sa mai quanto si deve camminare…e sono kilometri e kilometri!

Unica nota dolente…la gente che segue con me i corsi in università…diciamo che sembra che siano venuti qui pensando di trovare chissà che cosa, con valigie enormi piene di vestiti super fighetti, molte volte non rispettando nemmeno le abituali tradizioni dei cinesi nel vestirsi! Sono poi tutti “disgustati” dal fatto di trovare un popolo con abitudini diverse (vedi la sporcizia e la poca manutenzione) e non capiscono che fa parte della loro cultura.
Stamattina ero proprio giù: mi sembrava di essere una turista (termine che io connoto negativamente) e non una Viaggiatrice (mi sono poi ripresa abbandonando il gruppo sulla grande muraglia e andandomene per i fatti miei).
Non vedo l’ora che arrivi il mese prossimo per poter esplorare al meglio la vera Cina senza impedimenti e caproni vari al seguito!

Il cinese non è poi così difficile, o meglio, mi basta quello che so per affrontare le situazioni della quotidianità e nel caso non capissi i cinesi sono sempre abbastanza ben disposti a ripeterti: l’unica cosa che un po’ mi preoccupa è che al sud hanno un accento diverso quindi sarà più complicato capirli!

Credo di aver detto abbastanza…vi terrò informati sugli sviluppi.

Buone vacanze a chi sta per partire e a chi è già in vacanza.

Alla prossima,
Zaijian,

Alessia
Beijing, Renmin Daxue (Università del Popolo), ore 19.20 locali

9 settembre 2004

Rieccomi qui, stavolta da Guilin, cittadina (si fa per dire visto che è grande quasi quanto Milano) nel sud della Cina, penultima tappa del mio viaggio.

Rimarrò qui fino a lunedì, quando con un volo interno mi trasferirò a Shanghai, dove il 21 ho l'aereo per l'Italia.

La Cina continua a sorprendermi, non c'e' una città uguale all'altra, ogni luogo ha i suoi usi e costumi. Ogni luogo ha anche, e purtroppo, il proprio accento: se già a Beijing non era facile capire i cinesi quando ti parlavano, qui al sud e' veramente un'impresa ardua, capisco si e no il 30% di quello che dicono...fortunatamente nelle stazioni i bigliettai si sono sempre rivelati particolarmente gentili e non ci sono mai stati errori con la destinazione del treno!

Dopo due giorni passati sul battello nel mezzo del Fiume Azzurro (anche se azzurro non lo era, ricordava molto il Gange...), rovinati dal maltempo che ha ingrossato il fiume e ci ha impedito di arrivare fino alla Grande Diga, il tempo pare essere tornato bello e fortunatamente non umido, pur essendo molto a sud.

Viaggiare in questo modo continua a stupirmi e ad esaltarmi, anche se a volte e' stancante e stressante, soprattutto perchè i cinesi ti pressano molto e ti costringono a seguire i loro orari: sul battello sveglia ore 5.30, quando ancora non c'era luce, i treni arrivano a destinazione alle 4 del mattino...diciamo che sono un po' stanca...mi tiene sveglia solo la curiosità!

Bene, smetto di annoiarvi visto che lo farò già abbastanza al mio ritorno, qnd vi mostrerò gli oltre 15 rullini di foto e le oltre 5h di filmato...

a presto,
Alessia

 

Non si può non comprendere cosa significhi Paese in via di sviluppo dopo un viaggio nella Repubblica Popolare Cinese.
Lo squilibrio che si sta creando in conseguenza del processo di sviluppo e innovazione permette di avere sotto i propri occhi le due facce di un Paese in divenire. Le grandi città cambiano ad ogni angolo: catapecchie, grattacieli, scheletri di palazzi che devono essere ancora completati, giganti ultrapacchiani. E’ probabilmente questo l’handicap che il Paese deve subire per la veloce trasformazione che sta subendo.
Il vecchio viene abbattuto senza troppe preoccupazioni e senza occuparsi di chi vi abita, indicando semplicemente gli edifici con il carattere “chai”, distruggere. Al loro posto sorgono a tempo di record palazzi ultratecnologici e ultramoderni. Anche se poi in periferia, ancora sinonimo di caotico, vecchio, arretrato, povero, sporco e disorganizzato, si scopre ciò che tende a “nascondersi” e ad “essere nascosto” a chi viene da fuori, quella faccia della Cina che non è opportuno venga mostrata.
Si nota inoltre quanto i cinesi siano poco abituati a destreggiarsi tra tutta questa innovazione: dal condizionatore, al cellulare, all’aumento dei soldi, alla possibilità di spostarsi e viaggiare.
Sono numerose le automobili parcheggiate al lato della strada con il motore acceso per tenere inserito il condizionatore a temperature polari e ottenere un po’ di refrigerio anche quando fuori il caldo e l’umidità sono sopportabili. E molti utilizzano il condizionatore nei locali pubblici a bassissime temperature tanto che, camminando per la strada, se si passa davanti alla porta di uno di questi locali sembra quasi di essere all’interno di un freezer.
Sono numerosi coloro che utilizzano il cellulare come se fosse un juke-box, solo per ascoltare le varie suonerie, una dopo l’altra, senza mai stancarsi.
E sono numerosi anche i cinesi che viaggiano al seguito di chiassosi tour che li conducono nei posti più impensati (grande successo ottengono i luna-park!) magari non mostrando loro altri ben più formativi e interessanti aspetti e luoghi della loro stessa cultura.
La campagna è un altro pianeta, un mondo a sé. Ovviamente per osservarla al meglio bisogna uscire dai sentieri tracciati e addentrarsi nelle piccole stradine di terra battuta, in mezzo a risaie che si estendono a perdita d’occhio e coltivazioni di piante da frutta.
La lingua è una grande barriera per la comunicazione, ma se solo si riescono a scambiare delle impressioni con un contadino si scopre una realtà completamente diversa da quella che appare agli occhi.
E così si scopre che l’orario scolastico è dalle 8.30 alle 12.00 e dalle 14.30 alle 18, ma che non tutti i bambini hanno la possibilità di andare a scuola, in quanto non tutti hanno il denaro sufficiente per pagarla..
Ogni anno vengono effettuati due raccolti di riso: il primo deve essere interamente devoluto allo Stato, mentre il secondo serve per il sostentamento della famiglia e nel caso vi siano degli avanzi può essere venduto dallo stesso contadino. I campi, piccoli appezzamenti di terreno, sono coltivati con vecchissimi aratri trainati da bufali d’acqua.
I lavori in campagna sono relativamente pochi, le opportunità scarseggiano. Se non si lavora nei campi, si ha la opportunità di gestire piccoli ristoranti o alberghetti (sempre che si viva in un paesino in cui ci sia un notevole flusso di turisti). Altrimenti l’unica possibilità è “sfruttare” il turista, cinese o straniero che sia, e offrirsi come guida o aprire un negozio di souvenirs. Anche perché a soli 30 anni si è già fuori dal mercato del lavoro e quindi senza inventiva, caparbietà e forza d’animo non si hanno altre opportunità. In ogni caso una buona parte di ciò che si guadagna anche con questi lavori di fortuna deve essere data allo Stato. E quello che rimane per vivere non è molto.
Nelle campagne a soli 30 anni si dimostra già un’età molto più avanzata, i visi sono scuri, cotti dal sole, le mani sono rovinate dal duro lavoro.
E passeggiando nelle grandi città si riconoscono a colpo d’occhi i contadini che emigrano verso quello che sperano essere un mercato del lavoro più vantaggioso, ritrovandosi poi a mendicare per le strade o a lavorare come operai edili sospesi ad altezze elevatissime su impalcature di bambù senza la minima protezione facendo turni massacranti (a qualsiasi ora del giorno e della notte è possibile ascoltare i colpi dei martelli) e dormendo stipati in minuscole stanze prefabbricate.
E non è quindi una sorpresa trovarsi di fronte una quantità innumerevole di persone deformate, sfigurate, mutilate e invalide abbandonate a quel che resta di loro stesse.


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